Siamo al cospetto del Magnifico, il fiero regnante massiccio del Pelmo, detto anche el Caregòn de ‘l Padreterno (il Trono del Padreterno), per la sua forma di enorme trono/sedia. Un monte divino insomma, da restare folgorati, visivamente e spiritualmente, al primo sguardo. La sua presenza accompagna tutta la passeggiata che dal Passo Staulanza (1776 m), arriva al Rifugio Venezia (1946 m).
Parcheggiato allo Staulanza, che si raggiunge da Forno di Zoldo per la Statale della Val Zoldana, ci si può fermare al rifugio per una genuina, quanto calorica, colazione. Da qui si gode già di una bella vista sul Pelmo e i cani sono i benvenuti. Anzi, è altamente probabile che ad accogliervi sia il placido e socievole cane dei proprietari. Lo troverete sonnecchiante e annoiato nei pressi dell’ingresso o sotto un tavolo per proteggersi dal sole. Non vi disturberà.
Il sentiero da seguire è il 472, sul lato opposto della strada rispetto al rifugio. Ci si inoltra nel bosco e si incontra quasi subito un bivio, al quale bisogna evitare di andare a sinistra verso il Rifugio Città di Fiume (altra valida semplice passeggiata di circa ore 1.30 fino al rifugio). Si deve proseguire, invece, verso destra per un sentiero che sale in modesta pendenza. Il tratto nel bosco non dura molto a lungo e in breve si incrocia un sentierino sulla sinistra che, con una deviazione di circa 45 min., porta alle famose impronte di dinosauro del Pelmetto. Fate bene i vostri calcoli però, perché, escludendo questa deviazione, ci vogliono circa ore 2,30 per arrivare al Rifugio Venezia (soste escluse).
La passeggiata, a parte il primo breve tratto, è un dolce saliscendi. Attenzione solo al terreno fangoso (specie se ha da poco piovuto)! Ad agevolare i vostri passi troverete delle passerelle in legno, che i cani possono tranquillamente ignorare e aggirare. A meno che i vostri amici non siano come Uma! E cioè che debbano seguire ogni vostro singolo passo e complicarsi la vita inutilmente! Poco male eh, tutto allenamento per equilibrio e coordinazione, un po’ meno, forse, per l’elasticità mentale!
Usciti dal bosco il panorama si apre e, se a sinistra prosegue la “circumnavigazione” di Pelmo e Pelmetto, a destra il Civetta e il suo gruppo montuoso fanno la loro comparsa.
A questo punto si viene letteralmente avvolti e circondati da un vasto bosco basso di pini mughi. In questo tratto potrebbe fare particolarmente caldo nelle giornate più roventi perché sotto il sole. Date da bere ai vostri cani e cercate di evitare di trovarvi in questo punto nelle ore centrali della giornata.
La varietà di questa passeggiata è sorprendente, infatti, superati bosco e pini mughi, ci si ritrova accolti in un luogo ameno fatto di aperti pascoli dove si può comodamente sostare (ci si trova a circa a metà percorso) per una breve pausa. Attenzione però a dove mettete i piedi! Anche qui il fango non risparmia! E possono venirsi a creare situazioni che, per quanto esilaranti, possono risultare anche spiacevoli per le loro conseguenze! Come l’avventura di una mia cliente e amica che, in un momento di disattenzione, è sprofondata con un piede nel fango! E che, nel tentativo di tirarlo fuori, si è ritrovata scalza e con la scarpa letteralmente inghiottita dal terreno! S-C-O-M-P-A-R-S-A! Per recuperarla abbiamo dovuto scavare con le mani! Vi lascio immaginare come possa esser stato piacevole rimettere addosso quella scarpa…
In breve terminano anche i pascoli e lo sguardo ha l’opportunità di spaziare e puntare verso la meta. Si scorge facilmente il Passo di Rutorto con i suoi prati (1931 m) e alla sua destra il Monte Pena. Il Rifugio Venezia ancora non si vede, ma si trova poco oltre il Passo (300 m circa), ad un’ora di cammino sostenuto. Non ci si deve spaventare nel vedere brevissimi tratti detritici da attraversare, perché non si tratta di percorso impegnativo né per noi né per i nostri cani.
Dai Prati di Rutorto finalmente si può scorgere, non solo il piccolo e incantevole rifugio costruito proprio alle pendici del Pelmo, ma anche tutto il Gruppo del Sorapiss, la Croda Marcora e ancora, magnifici protagonisti, l’Antelao e il Cristallo. Le parole non bastano per descrivere ciò che gli occhi possono vedere.
Anche con il Rifugio non può che essere amore a prima vista. Piccolo e accogliente, ci si sente subito a casa e ha una saletta dedicata a chi arriva con il cane. Perciò, se desiderate pranzare lì, prenotate. Si mangia bene anche se, per ovvie ragioni, il menù è un po’ ristretto. Piatti a base di carne e formaggio sono tra le principali proposte, ma è possibile trovare anche zuppe di verdure o di cereali e legumi. Se si desidera pranzare al sacco, all’esterno c’è un ampio tavolo di legno posto in posizione panoramica, se si è così fortunati da trovarlo libero!
Io ho avuto la fortuna di vedere il sole nascere e morire su queste montagne ed è una emozione che difficilmente si dimentica. Il Rifugio ha delle stanze per dormire, ma l’accesso è vietato ai cani, come nella quasi totalità dei rifugi. Purtroppo aggiungerei.
Il ritorno è per la stessa via dell’andata.
Se ti è piaciuta questa passeggiata, potrebbe piacerti anche quella a Malga Prampèr! Sempre in Val di Zoldo.
SCHEDA
ACCESSO: da Forno di Zoldo (che si raggiunge salendo da Longarone) si prosegue sulla Statale della Val Zoldana fino ad arrivare a Forcella Staulanza (1776) dove si può parcheggiare.
DIFFICOLTA’: (E) medio
DISLIVELLO: 200 m circa.
LUNGHEZZA: 7 km circa (solo andata).
TEMPO DI PERCORRENZA: 5 ore circa andata e ritorno.
PERIODO DELL’ANNO: percorribile preferibilmente in primavera, in autunno e in estate. Adatta anche alla stagione invernale in assenza di neve. Attenzione al fango, specie dopo abbondanti piogge.
PUNTI DI APPOGGIO E RISTORO DOG FRIENDLY: il Ristorante Rifugio Staulanza al principio e alla fine del percorso e il Rifugio Venezia a metà passeggiata.
PILLOLA CINOFILA: questa società fa davvero poco per educare le persone ad un corretto approccio e rapporto con il cane e quindi ci dimentichiamo qualità fondamentali quali coerenza e costanza. La prima aiuta il cane ad aver chiaro cosa gli stiamo chiedendo. La seconda a dare continuità e stabilità alla relazione.
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