Adesso che è arrivata la neve abbiamo due scelte: rimanere a bassa quota per evitarla o andarla a cercare! Diciamo che camminare sulla neve è un po’ più impegnativo, quindi, se si vogliono fare semplicemente due passi e non si ha tanto tempo a disposizione, meglio rimanere a bassa quota. Una buona idea è quella di raggiungere il Colle San Giorgio dalla Valle delle Fate.
Questa passeggiata è una di quelle che ciclicamente io e Uma torniamo a fare quando abbiamo un po’ di tempo e ci va di fare due passi nel verde, senza allontanarci troppo da casa, ma senza restare nelle solite zone. Questo percorso, infatti, è mediamente breve, da fare nell’arco di una mezza giornata ed è a meno di un’ora da casa (se abitate nei pressi di Treviso). La meta è l’ameno Colle San Giorgio (che avete già conosciuto nella passeggiata Da Colle San Giorgio al centro storico di Asolo) da cui si erge fiera e luminosa la bianca chiesetta, ovvero il capitello di San Giorgio.
Per raggiungere il punto di partenza della passeggiata bisogna arrivare all’incrocio del centro di Cornuda e dal semaforo proseguire in direzione di Onigo, superare la ex pasticceria Brotto e, poco più avanti, svoltare a sinistra verso Monfumo. Bisogna lasciarsi poi alle spalle la Trattoria alla Beccaccia, proseguire per Castelli di Monfumo e, superata la frazione La Valle, parcheggiare a sinistra, poco oltre una fornace.
Da qui, a piedi, si deve tornare indietro per qualche metro lungo la statale e imboccare, sulla destra, una stradina cementata (via Col Torondo) che,in salita, porta ad alcune case abitate. Vi consiglio, in questo primo tratto (un quarto d’ora circa o poco più), di tenere i cani legati.
La cosa divertente di questa passeggiata, ammetto che spesso ci sono andata per questa ragione, è che, in una di queste case, brulicante di cagnolini intenti a comunicare decisi i confini territoriali, c’è una piccola cagnetta nera che si avvicina allegra e si aggrega all’escursione. Un vero personaggio! Mi viene sempre da ridere perché Uma la guarda ogni volta come a voler dire “ah, sempre tu, ma che vuoi ancora?”. Poi guarda me: “Ma dobbiamo portacela dietro?”. Infine camminano insieme, senza interazioni particolari, ma, in fondo, con il piacere di condividere il momento. Anche perché Nerina, così l’ho chiamata non conoscendo il suo nome, è davvero una cagnolina autonoma e discreta, socievole ma non invadente, una perfetta compagna di viaggio!
Nerina conosce i sentieri come le sue tasche e, grazie alla sua guida, è difficile perdersi! La prima volta è stata lei ad indicarmi la direzione da prendere in un momento di incertezza. Lungo il percorso, infatti, non c’è segnaletica, perciò ci vuole un discreto senso dell’orientamento e una buona attenzione ai dettagli.
In ogni caso, che si sia o meno in compagnia di Nerina, ci sono alcuni punti in cui è meglio prestare attenzione. Ad esempio, al culmine della comoda carrareccia che sale in modesta pendenza, si giunge ad un ultimo casolare, questa volta disabitato, dal quale bisogna prendere, dopo aver attraversato il cortile, un evidente sentiero in trincea che sale sulla destra. Il sentiero conduce alla testata della valle e a un delizioso pendio prativo sul cui cucuzzolo si può già godere di ampi scorci panoramici. Non manca ormai molto al Colle San Giorgio! La traccia in questo punto si perde un po’ sull’erba e, per non smarrire la via, si deve salire verso il margine destro fino a incrociare un sentiero che si inoltra nuovamente nel bosco. Intrapreso questo sentiero, si prosegue fino a confluire sul Sentiero delle Due Rocche e ad una forcella con un trivio. Si deve salire a sinistra per ripido sentiero con roccette o per la via che sale più dolcemente. Entrambi conducono, in circa quindici minuti, alla cima del Colle San Giorgio.
Arrivati al culmine si viene accolti dalla chiesetta-oratorio e dalla vista sulle sottostanti Maser, Asolo, Monfumo e Cornuda e, più in lontananza, sul Massiccio del Grappa e le Dolomiti Bellunesi. Appare immediatamente il luogo perfetto dove sostare e meditare, senza aver fretta di rientrare. Ci si può sedere sui gradini della chiesetta, sdraiarsi sull’erba, fare uno spuntino o un sonnellino. Siamo a soli 400 m di altezza e ne abbiamo fatti circa 300 per salire e non siamo più distanti di un’ora e un quarto circa dall’auto, perciò ce la si può prender comoda. Una bella idea potrebbe essere quella di salire in tempo per godersi il tramonto e scendere prima che le ultime luci crepuscolari lascino il posto al buio della notte.
Il ritorno è per la stessa via dell’andata.
Se non avete portato con voi il pranzo al sacco, probabilmente avrete una fame da lupi! Ripresa l’auto, potete fermarvi alla Trattoria alla Beccaccia per ristorarvi. I cani sono ammessi in sala e il menù è molto ampio.
ATTENZIONE! I boschi di collina sono ricchi di animali! Se avete cani da caccia o che in generale tendono ad allontanarsi attratti dalla vista o dell’odore dei selvatici, meglio forse optare per guinzaglio o lunghina, affinché non si perdano o non disturbino la fauna selvatica.
SCHEDA
ACCESSO: per la Statale Feltrina o Schiavonesca fino a Cornuda (TV). Dal semaforo del centro del paese proseguire dritti con direzione Onigo sino ad imboccare a sinistra, con indicazioni per Monfumo, la Provinciale n. 150. Superata la Trattoria alla Beccaccia, si continua per un paio di km verso Castelli di Monfumo, sino a raggiungere un bivio. Da qui si seguono a sinistra le indicazioni per Monfumo. Superata la frazione La Valle, si parcheggia l’auto in un parcheggio libero sulla sinistra, appena oltre il complesso di una fornace.
DIFFICOLTA’: (T) medio. Percorso evidente, ma non segnalato.
DISLIVELLO: 300 m circa.
LUNGHEZZA: 4,5 km circa.
TEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore circa, pause escluse.
PERIODO DELL’ANNO: percorribile tutto l’anno, fatta eccezione per le giornate estive più calde e afose, considerata la modesta altitudine.
PUNTI DI APPOGGIO E RISTORO DOG FRIENDLY: Nessuno lungo il percorso. Possibilità di pranzo/cena alla Trattoria alla Beccaccia dove accettano i cani in sala e dove, grazie al vasto menù, si può sempre trovare una soluzione che fa al caso nostro.
PILLOLA CINOFILA: bisogna sapersi adeguare ai bisogni etologici del cane, quindi a quelle che sono le sue caratteristiche fisiologiche e comportamentali. Umanizzare, diversamente da come si pensa, non significa dare più valore al cane, non significa amarlo di più, ma anzi vuol dire negare quello di cui esso ha realmente bisogno. Quello che definiamo “viziare” è in realtà una forma di maltrattamento. L’umanizzazione, o antropomorfizzazione, può essere considerata una forma di negazione dei reali bisogni psico-fisici dell’animale poiché, di fatto, sminuisce il cane non riconoscendogli le sue caratteristiche specie-specifiche. L’uomo, purtroppo, è sempre il termine di paragone, è l’unità di misura con cui misurare e giudicare qualunque altra specie vivente.
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