Ok che si tratta di una passeggiata suggestiva, avvolta da un alone malinconico, ma un clima novembrino ad aprile non me lo aspettavo davvero! A me non dispiace, mi piace camminare avvolta dall’umidità che profuma di bosco e dalle nuvole che si muovono aprendo, in qua e in la, scorci panoramici inaspettati. Inoltre, con questo clima, tutto è più silenzioso e diminuisce la probabilità di incontrare qualcuno lungo il cammino. Così mi posso godere la solitudine. Uma è felice perché non c’è il sole a disturbarla. La mia piccola vampiretta sfugge alla luce e al calore del sole.
Perché è una passeggiata della memoria? perché lungo il cammino si incontrano resti di baraccamenti, ricoveri e postazioni della Prima Guerra Mondiale. Perché si possono visitare le numerose gallerie, alcune delle quali si addentrano profondamente nel cuore della montagna e perché, in alcuni tratti, si è quasi costretti a camminare all’interno delle trincee. Dal punto di vista sia storico che naturalistico questa è davvero una passeggiata imperdibile.
Con l’auto si deve raggiungere, salendo da Romano d’Ezzelino verso Cima Grappa, il Bar Albergo Camposolagna e superarlo. Si parcheggia un centinaio di metri più sotto, all’altezza di alcuni cassonetti della spazzatura. Lasciata l’auto sullo spiazzo da dove si diramano uno sterrato ed una strada asfaltata (che porta le indicazioni per il Col Campeggia), si deve ripercorrere a piedi la statale fino al Ristorante Camposolagna (non accettano i cani). Superato il ristorante e alcune abitazioni, si deve salire su per ripido sentiero che sale sulla sinistra (sentiero n. 954).
In questo tratto si cammina lungo un sentiero nel bosco che costeggerà, per alcuni minuti, una piana erbosa. Al primo o al secondo varco, è indifferente, si deve abbandonare il bosco e uscire sulla piana. Da qui in poi, si cammina costeggiando il bosco che si fa sempre più fitto e scuro.
Dopo una ripida discesa, il bosco si interrompe e la vista si apre sulla valle di Santa Felicita. Oltre ad una vista mozzafiato, noterete una strada asfaltata poco più sotto. Bisogna raggiungerla per l’ampio sentiero erboso che scende a zig – zag.
Si segue verso sinistra la strada asfaltata fino al pannello con le indicazioni e la descrizione del percorso storico-naturalistico. Da qui inizia anche la mulattiera che, pianeggiante ed erbosa, supera alcune case poste in posizione panoramica e arriva ad un’area pic-nic con panchina.
Da questo punto in poi potrete soffermarvi ad osservare ciò che resta dei baraccamenti e dei ricoveri della Grande Guerra e addentrarvi nelle buie e profonde gallerie, prima di entrare in un bosco di faggi, carpini e roverelle dove vi troverete a camminare letteralmente dentro alle trincee scavate nel terreno.
Ad un certo punto, finite le trincee, i cartelli vi suggeriranno di andare verso sinistra, ma voi dovrete, invece, proseguire verso il basso, fino ad incrociare una strada sterrata che si addentra in un fitto e alto bosco di abeti.
Si deve seguire la strada sterrata verso sinistra per circa una mezz’ora, fino ad uscire dal bosco e ad incrociare la statale a bordo della quale avete lasciato le vostre auto circa un paio d’ore prima.
Lo so, non è esattamente una passeggiata spensierata, un po’ per i pannelli descrittivi che riportano le immagini dei soldati che popolavano le rovine che vi troverete ad osservare e un po’ per l’atmosfera melanconica che aleggia e che invita alla riflessione. Persino Uma sembrava percepire questo clima. Ma tutto questo è parte del suo fascino.
Se vi è piaciuta questa passeggiata, vi consiglio anche il sentiero delle Meatte, sempre sul Monte Grappa. Anche qui troverete gallerie scavate nella roccia e trincee.
SCHEDA
ACCESSO: si parcheggia un centinaio di metri sotto il Bar Ristorante e Albergo Camposolagna che si raggiunge per Strada Cadorna da Romano d’Ezzelino.
DIFFICOLTA’: (E) facile.
DISLIVELLO: 170 m circa.
LUNGHEZZA: 5 km circa.
TEMPO DI PERCORRENZA: ore 2.00 circa compresa qualche breve sosta.
PERIODO DELL’ANNO: itinerario percorribile tutto l’anno, ma si sconsigliano le giornate successive a copiose piogge per via del terreno sdrucciolevole.
PUNTI DI APPOGGIO E RISTORO DOG FRIENDLY: nessuno lungo il percorso.
PILLOLA CINOFILA: siamo portati a vedere l'aggressività nel cane come un male, ma se invece fosse una risorsa? In fondo, l'aggressività spinge una madre a difendere i propri cuccioli, serve a salvaguardare la propria vita da una minaccia, a proteggere una risorsa o un territorio o la propria possibilità di riprodursi e, ancora, ad organizzare un gruppo sociale secondo un ordine gerarchico. Questi sono solo alcuni esempi. Aggressività non significa per forza aggressione, aggressività è anche adattamento. Portare il cane a reprimere l'aggressività può essere pericoloso, perché non imparerà a manifestarla in modo consono e competente. In questo modo, invece di diventare una risorsa nella sua vita sociale, resterà una lacuna, una carenza, che potrebbe metterlo nei guai.
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