Questa passeggiata è una avventura dal principio alla fine! Perché?! Perché già solo arrivare in auto a Pian dei Buoi sopra Lozzo di Cadore (BL) è una impresa da cardiopalma! Eh si, la strada per salire è lunga (14 km) tortuosa e molto stretta. E quando dico stretta, intendo che ci passa solo un’auto, fatta eccezione per qualche punto in cui la strada si allarga quel tanto da permettere di passarci in due, anche se a malapena. Per fortuna, da luglio a settembre, al mattino fino alle 13 si può percorrere solo in salita e dalla 13 in poi solo in discesa. Quindi niente paura, solo pazienza.
Vi garantisco che sarete ripagati del sacrificio, perché, il Pian dei Buoi, oltre ad offrire innumerevoli itinerari, è davvero ameno e panoramico. Pensate che si vedono persino le Tre Cime di Lavaredo!
Arrivati a Pian dei Buoi, abbiamo parcheggiato l’auto nell’ultimo parcheggio, ovvero quello all’inizio della salita per il Rifugio Ciareido. Il motivo lo capirete continuando la lettura.
L’escursione parte dal bivio precedente (Bivio dei Pellegrini) alla vostra sinistra (tornando a ritroso per lo sterrato appena percorso in auto). Il sentiero è il numero 4 – 268, ovvero una comoda strada sterrata che conduce in breve alla Casera delle Armente.
All’altezza della Casera c’è un bivio, al quale dovete ignorare la strada che sale ripida sulla destra e seguire, invece, quella che curva leggermente verso sinistra in direzione del bosco.
Dopo qualche minuto di cammino, parte a sinistra il sentiero n. 33 (segni bianco-verdi). Fate attenzione, perché può facilmente passare inosservato. Noi abbiamo optato per questa alternativa e ci siamo inoltrati nel bosco.
Da qui il cammino si fa un po’ più ripido e stretto, ma la salita non dura tanto a lungo e le occasioni per prender fiato e guardare il panorama non mancano, grazie ai diversi scorci. Da quando siamo partiti non abbiamo mai incontrato nessuno, il silenzio e la tranquillità sono totali. Dubito affatto si tratti di una zona particolarmente turistica e questo ci piace.
Ad un certo punto, dal bosco si inizia a scorgere qualcosa: si tratta delle Fortificazioni di Col Vidal (quota 1880 m) risalenti alla Prima Guerra Mondiale. Non si può che rimanerne colpiti.
Il panorama da qui non scherza. Sembra di essere su una terrazza che si affaccia sul mondo.
Ma non è finita qui, si può salire alla vetta del Colle e terminare la visita a queste affascinanti rovine seguendo la strada sterrata che sale alla destra della Fortificazione.
Adesso è il momento di rientrare. Le possibilità e i sentieri sono diversi e se avete una carta Tabacco (come sarebbe sempre raccomandabile) potete scegliere il vostro. Noi abbiamo fatto una rientro, come dire, “alternativo” e non esattamente per scelta! Ad un certo punto, infatti, abbiamo perso di vista i segnali (bianco – verdi) e siamo finiti su un altro altro tracciato che ci ha fatto allungare un po’ l’escursione e perdere, per un attimo, la bussola. Ma ringrazio di questo “errore” perché ci siamo trovati davvero immersi in una natura incredibile. Proverò, comunque, a guidarvi.
Innanzi tutto, dalla cima del Colle bisogna ridiscendere alla prima Fortificazione incontrata senza, però, tornarci davanti. Con la struttura alla vostra destra, infatti, dovete proseguire per la strada sterrata principale, ovvero la 268. Nel seguirla incontrerete altri ruderi di opere di fortificazione. Affascinante.
Dovete proseguire fino a quando, in posizione panoramica, noterete in basso a sinistra la casetta più deliziosa mai vista prima. Scoprirete che è abitata e invidierete molto il proprietario!
Più o meno all’altezza della bella casina, a destra si aprirà un varco erboso. Alla prima occhiata non vi sembrerà un sentiero, ma facendo più attenzione noterete che si tratta del tracciato bianco – verde n. 33. Lo dovrete seguire compiendo una curva in salita verso sinistra. Da qui inizia la caccia al tesoro. Dovrete prestare massima attenzione e non smettere mai di cercare e di seguire le tracce su alberi e rocce, altrimenti rischiate di smarrirvi come è successo a noi. Dopo un po’ di cammino, vi troverete ad osservare in lontananza le Fortificazioni di Col Vidal.
Se seguirete correttamente il sentiero n. 33, vi ritroverete più o meno al punto di partenza e così avrete completato, con maggior successo di noi, l’anello dei Colli.
Benché stanchi e affamati, noi abbiamo optato per fare anche gli ulteriori 150 m di dislivello (in mezz’ora di cammino) fino al Rifugio Ciareido. Un ultimo strappo per una meritata ricompensa. La verità è che non ci aspettavamo ancora tanta salita! Ma ne è valsa la pena sotto ogni punto di vista.
Rifocillati e rilassati siamo tornati, ormai quasi al tramonto, alla macchina parcheggiata (intenzionalmente) alla base della salita.
A questo punto… mancano solo i 14 km di tornanti in discesa!
Questa è la stagione giusta per provare anche l’Anello nel Parco Naturale di Sennes-Fanes-Braies!
SCHEDA
ACCESSO: da Lozzo di Cadore (BL) salire verso Pian dei Buoi.
DIFFICOLTA’: (E) medio.
DISLIVELLO: 250 m circa.
LUNGHEZZA: 8 km circa.
TEMPO DI PERCORRENZA: 3 ore in movimento.
PERIODO DELL’ANNO: primavera, estate e autunno.
PUNTI DI APPOGGIO E RISTORO DOG FRIENDLY: Rifugio Ciareido se si decide di raggiungerlo. Nessuno lungo il percorso ad anello.
PILLOLA CINOFILA: quando sento dire "ma tanto io ho un giardino grande" tremo. Il giardino può trasformarsi nell'alibi perfetto per non portare mai fuori il cane. Tanto ha tutto ciò che gli serve, no?! Decisamente no. Il giardino è la tomba del cane se non ha mai (o quasi mai) la possibilità di uscire ed interagire con il mondo. Il giardino, infatti, è privo di stimoli poiché sono sempre gli stessi giorno dopo giorno, dopo giorno. Il cane cade nella noia più totale e, perciò, bene che vada, inizia a scavare buche, a distruggere e ad abbaiare a tutto quello che si muove, solo per portare gli esempi più comuni e meno gravi. Quello che spesso per i proprietari è un "dispetto" è un disperato tentativo di impegnarsi nel fare qualcosa. Il cane ha motivazioni che, per poter esser felice, vanno soddisfatte. Olfattiva, cinestesica, perlustrativa, sociale, per esempio. Il cane deve poter annusare, muoversi in ambienti naturali, incontrare altri esseri viventi, mettersi alla prova. Fare esperienze e diventare un individuo completo. Se scegliamo di avere un cane nella nostra vita, non neghiamoglielo. Porto sempre l'esempio dei carcerati, se soddisfare i bisogni primari quali bere, mangiare, avere un tetto sopra la testa, ecc. fosse sufficiente, allora perché il carcere sarebbe considerato da noi una punizione? E perché per il cane, invece, dovrebbe bastare? Può sembrare un paragone esagerato, ma, per me, calza a pennello.
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