Senza alcun indugio, mi sento di affermare che l’anello da Zoppè di Cadore per il Rifugio Venezia è la più bella escursione autunnale che io abbia mai fatto fino ad oggi. Mentre camminavo era tutto uno “wow”, “meraviglioso”, “incredibile” e varie altre esclamazioni fatte da una persona stupefatta e ammirata ad ogni passo.
Prima di partire, non sapevo che la mia “laricite acuta” sarebbe stata curata con un’unica seduta. E invece… abbiamo attraversato boschi di larici nel momento del loro massimo splendore, ovvero quando il loro colore sfuma dall’oro all’arancio e quando ad ogni folata di vento una pioggia delicata di aghi dorati ti accarezza lieve. Tornata avevo ancora quei piccoli aghi tra i capelli. Polvere di fata dei boschi. Non c’è alcun dubbio, sono decisamente i miei alberi preferiti.
L’escursione inizia appena sopra Zoppè di Cadore (incantevole paesino che, antico e solitario, domina su tutta la vallata), ovvero da Col de Pian, dove c’è l’eliporto e spazio per parcheggiare (1554 m). In pratica, superato il centro di Zoppè si deve salire curvando verso destra per frazione Sagui. Arrivati a Malga Livan (dove potrete acquistare prodotti locali), parcheggerete sulla sinistra.
A questo punto, dovete seguire la piccola strada asfaltata (n. 456) che sale proprio a lato di Malga Livan. Dopo circa un quarto d’ora, arriverete ad un bivio, al quale dovrete prendere la strada sterrata che sale a sinistra con indicazioni per il Rifugio Venezia (sentiero CAI n. 493).
Inizialmente, camminerete all’interno di un bosco scuro, verso le pendici del Monte Pena. A poco a poco, salendo, il bosco si farà meno fitto e inizierete ad incontrare i primi larici.
Il panorama verso sinistra si aprirà inondandovi di luce e di colori, mentre sulla destra troverete il Tabià Belvedere, perfetto per una prima sosta.
A quota 1799 raggiungerete un evidente promontorio con panchina, dove, in tutta la sua magnificenza, vi si parerà davanti sua maestà il Pelmo (a circa ore 1 e 30 dalla partenza). Un’altra piccola sosta ci sta tutta.
Da questo punto in poi, il sentiero n. 493, diventa il n. 471. Nessuna difficoltà di orientamento, dovete semplicemente proseguire per la strada principale.
La comoda strada, poco prima di giungere ai Campi di Rutorto, diviene un sentiero con roccette a tratti fangoso. Basta prestare un po’ di attenzione. Al termine di questo tratto, raggiungerete i pascoli e il Passo di Rutorto e, con essi, il piccolo Rifugio Venezia posto a 1946 m. e a circa due ore dalla partenza.
E adesso, tirate fuori i panini e rilassatevi ammirando l’Antelao, ora visibile. Il Rifugio Venezia è aperto solo nel periodo estivo e i posti riservati agli avventori con il cane sono limitati.
Dopo esservi riposati, rimettete lo zaino in spalla e preparatevi per il ritorno, che non sarà per la stessa via dell’andata (a meno che non lo preferiate). Da questo punto in poi dovrete prestare molta più attenzione alla direzione da tenere. Questa parte necessita di maggior senso dell’orientamento, ma è molto appagante.
Se siete saliti al Rif. Venezia, è necessario tornare al Passo di Rutorto e al crocevia con segnaletica. Dovete seguire il sentiero n. 475 che attraversa i pascoli alti e vi porta a circumnavigare il Monte Pena. Attenzione perché la traccia si perde sull’erba, ma la segnaletica è sempre presente.
La vegetazione qui è più bassa e camminerete tra i pini mughi. Attenzione perché il terreno diverrà sempre più paludoso e, se non si vuol sprofondare con tutte le scarpe, bisogna prestare attenzione (mettete un cambio scarpe e un cambio calzini in auto!). C’è di buono che, i cani troveranno acqua lungo tutto l’anello e si divertiranno un sacco a correre sull’erba bagnata che fa sciak sciak sotto le zampe! E poi, gli impacchi di fango sono gratis!
Dovete proseguire seguendo i segni bianco-rossi del sentiero n. 475 che incontrerete lungo la via.
Dopo circa mezz’ora di cammino, vi imbatterete in un bivio dove è importante non sbagliare. Dritto proseguirebbe il 475, mentre voi dovete prendere il ramo di destra che diventa il sentiero n. 493. Il sentiero c’è anche se non si vede e ve lo confermerà un segnale bianco-rosso attaccato ad un albero.
Il bosco adesso diviene scuro e fitto e vi troverete ad attraversare l’unico punto un po’ più complicato dell’intero percorso. Si tratta di una piccola, ma ripida e scivolosa, discesa in prossimità di un torrentello. Prestate attenzione. I cani non avranno alcun problema. Non potrete fare a meno di notare gli evidenti segni del passaggio di Vaia, ma il percorso è pulito e interamente agibile. Troverete affascinante il contrasto di questi luoghi con quelli visti poco prima. Vi sembrerà di essere entrati in un’altra dimensione.
Non spaventatevi se il sentiero inizia a risalire, bisogna, infatti, recuperare circa un centinaio di metri di dislivello. Sarà l’unico momento un po’ faticoso di tutto l’anello (e solo perché la stanchezza, a questo punto, si farà sentire).
Al culmine della salita, troverete un bivio, ovvero una biforcazione dello stesso 493. Evitate di andare a sinistra, allunghereste inutilmente la passeggiata. Proseguite, invece, ancora dritti. In breve, confluirete sulla larga forestale percorsa all’inizio. Seguitela verso il basso.
Complimenti! Avete camminato circa 13 km e ci avete impiegato, considerando qualche sosta, circa 5 ore! Dite la verità, la passeggiata è lunga, ma affatto impegnativa! Io la trovo incantevole! E i larici sono i protagonisti indiscussi di questo autunno!
Se vi sono piaciuti il Rifugio Venezia e la Val Zoldana, potete provare anche la variante che parte da Passo Staulanza!
SCHEDA
ACCESSO: da Zoppè di Cadore (che si raggiunge salendo da Longarone verso la Val Zoldana). Il Sentiero parte da sopra il paese, ovvero da Col de Pian, dove ci sono l’eliporto e Malga Livan.
DIFFICOLTA’: (E) medio.
DISLIVELLO: 530 m circa.
LUNGHEZZA: 13 km circa.
TEMPO DI PERCORRENZA: 5 ore circa.
PERIODO DELL’ANNO: passeggiata adatta a tutte le stagioni. Da evitare in presenza di neve abbondante.
PUNTI DI APPOGGIO E RISTORO DOG FRIENDLY: il Rifugio Venezia nel solo periodo estivo.
PILLOLA CINOFILA:
va bene dormire con il cane? O condividere con lui il divano? La risposta è SI. Riposare a stretto contatto crea una grande connessione emotiva tra cane e proprietario e, no, il cane non si crederà il "capo-branco". Lo so, ci siamo sempre sentiti dire che i cani non devono dormire su letti e divani, non devono passare per primi dalle porte, non devono camminare davanti in passeggiata, non devono mangiare prima di noi perché altrimenti pensano di essere il "capo-branco" e ti mettono i piedi in testa. Tutto falso e superato. Non basta certo stare sul letto o sul divano per far sentire il cane il "capo". È demoralizzante che ancora oggi si creda che la relazione sia determinata della dominanza sociale. Nessuna relazione animale lo è. La relazione è molto di più. Ovviamente, con questo non voglio dire che la questione status sociale non esista e non sia importante, ma, semplicemente, che lo status del cane non è influenzato dalla decisione di condividere con lui gli spazi. Il discorso, chiaramente, non vale per quei cani che abbiano manifestato dei problemi comportamentali quali ringhiare o, addirittura, mordere il proprietario che tenta di salire sul proprio divano o sul proprio letto o che vuole oltrepassare una soglia di casa. Questi casi non sono la norma e necessitano dell'intervento di un professionista. E, se ve lo state chiedendo, questi comportamenti non hanno avuto origine dalla condivisione di letti e divani. Ci vuole ben altro per arrivare a situazioni di quel tipo. Dormire o riposare insieme, piuttosto, è un atto di profonda fiducia e un momento di grande intimità. Cane e proprietario diventano rifugio l’uno per l’altro. E questo non è mai negativo. Se, però, dormire col cane risulta scomodo e danno fastidio i peli, meglio lasciar stare, non è obbligatorio. Ognuno è libero di scegliere. Il cane può dormire per terra accanto al letto. Che il cane abbia più cucce all'interno della casa va benissimo. Ci saranno di sicuro altre occasioni per creare connessione e intimità. La cosa importante è sapere che si può fare senza con questo causare alcun danno e senza dare origine (solo per questo) a problemi comportamentali.
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