Mi capita spesso di pensare ai cani di piccola taglia, perché sono i meno rispettati, i più malamente manipolati, perciò, spesso, i più nervosi, irascibili e reattivi.
Troppo spesso sono costretta a vedere relazioni uomo-cane che si complicano non poco a causa delle costanti interazioni e manipolazioni errate. Se con il cane di taglia medio/grande ho bisogno di un minimo di collaborazione e, dunque, di comunicazione tra le parti (penso al momento della vestizione di una pettorina o di un cappotto) con il cane di piccola taglia non ne ho bisogno, perché lo posso sollevare, immobilizzare, maneggiare con facilità. Certo, almeno fino a quando il cane scappa non appena vede che ci avviciniamo o non appena compiamo il gesto di allungare una mano nella sua direzione o, nei casi peggiori, finché non ci morde quando cerchiamo di infilargli la pettorina o vogliamo spazzolarlo/pulirlo/asciugarlo.
Come non capirli, creature. Immaginiamoci di essere perennemente privati della nostra volontà, alzati da terra, toccati su tutto il corpo, maneggiati, immobilizzati senza che nessuno si preoccupi mai di sapere come la pensiamo e come la viviamo. Alla lunga, impazziremmo, fino a diventare, forse, anche violenti. Ma le reazioni dei nostri cani non le accettiamo, le viviamo come un affronto, come se non avessero il diritto di dire “non ci sto”, mentre, invece, questo diritto ce l’hanno eccome.
Come dico sempre, i nostri cani sono fin troppo morigerati nelle loro reazioni ed esternazioni, il più delle volte.
Perciò, se si è proprietari di un cane di piccola taglia, è doveroso sforzarsi di comunicare di più e di usare meno le mani. È doveroso, inoltre, non sfruttare la differenza di dimensioni per sopraffare fisicamente e, di conseguenza, psicologicamente.
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